di Bianca De Fazio
È atteso anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli al convegno che, domani e venerdì, accende i riflettori su una delle personalità intellettuali e politiche più importanti della Napoli degli scorsi decenni: lo storico e meridionalista Giuseppe Galasso. Un convegno internazionale con nomi di grande prestigio. Che prende le mosse proprio nella Sala dei Baroni che negli anni dell’impegno politico di Galasso era palco della scena politica napoletana. Qui, dopo i saluti istituzionali del sindaco Gaetano Manfredi, interverranno Benedetta Craveri, presidente della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce (che ha organizzato l’appuntamento in collaborazione con la Società di Storia Patria e l’Università Suor Orsola Benincasa) e il presidente dell’Accademia dei Lincei, Roberto Antonelli.
«Questo convegno – afferma Manfredi – ricorda un grande intellettuale, uno straordinario accademico, un amico. Una persona che ha saputo descrivere nella sua lunga carriera la nostra città, le sue radici, la sua storia. È un’eredità importante quella che Galasso ci ha lasciato, dobbiamo coltivarla mettendola a disposizione del presente e del futuro». Di qui il convegno, che Benedetta Craveri afferma essere «un’iniziativa dettata non solo dall’ammirazione per il grande storico, ma in considerazione del contributo prezioso da lui dato, con studi magistrali, alla conoscenza dell’opera di Croce». Non è un caso, dunque, che proprio in occasione del convegno la Fondazione presieduta da Craveri abbia promosso la pubblicazione della “Bibliografia degli scritti di Giuseppe Galasso”, a cura di Luigi Mascilli Migliorini. Quest’ultimo è tra gli studiosi che saranno al convegno domattina, quando l’attenzione sarà puntata sul lavoro di Galasso nella storiografia italiana ed europea, di cui il professore è uno dei più insigni rappresentanti, dalla seconda metà del Novecento, agli inizi del nuovo millennio. E contribuiranno, a questa parte del convegno, Roberto Esposito della Normale di Pisa, Andrea Giardina dell’Accademia dei Lincei, José Enrique Ruiz-Domènec dell’Università di Barcellona, Jean Boutier dell’École des Hautes Études en Sciences sociales, Vincenzo Ferrone dell’Università di Torino, Guido Pescosolido dell’Università di Roma.
La seconda sessione del convegno, domani pomeriggio, sarà in un altro luogo iconico per la storia di Napoli e di Galasso: la sede della società napoletana di Storia Patria, sempre al Maschio Angioino. Galasso ne fu presidente per oltre 30 anni, l’attuale presidente, Renata De Lorenzo, aprirà i lavori, focalizzati sull’impegno politico e civile del meridionalista, che ebbe ruoli di governo importanti e contribuì alla crescita del Paese. Diede un contributo fondamentale, con la legge che prese il suo nome, la Legge Galasso, appunto, alla difesa dell’ambiente e del territorio.
E allora, ecco Roberto Balzani (Alma Mater di Bologna) su “La politica: una grande passione”. Politica coltivata sin da giovanissimo con l’ingresso nel Partito Repubblicano. Ecco, ancora, Giuseppe Severini, presidente emerito del Consiglio di Stato, a ricordare il ruolo di Galasso ne “La tutela del paesaggio”. Segue l’accademica dei Lincei Maria Antonietta Visceglia, con “Tra la Napoili di Nord e Sud e la Scuola storica romana di via Caetani”. Infine c’è Valerio Petrarca (Università Federico II), su “L’altra Europa: storia e antropologia”.
Venerdì il convegno si trasferisce negli spazi del Suor Orsola Benincasa, dove Galasso è stato per 20 anni professore di Storia moderna e dove è stato insignito di una laurea magistrale honoris causa su Conservazione dei beni culturali. L’appuntamento conclusivo sarà introdotto dal rettore Lucio D’Alessandro. Ci sarà il giornalista e storico Paolo Mieli, che di Galasso racconterà il rapporto con il Corriere della Sera, di cui fu a lungo autorevole collaboratore una volta ritiratosi dalla vita politica. Una giornata, quest’ultima, dedicata anche al rapporto di Galasso con l’eredità culturale di Benedetto Croce e di Francesco de Sanctis, maestri di generazioni di studiosi e intellettuali. Con interventi di Emanuele Cutinelli Rendina (dell’Università di Strasburgo), Emma Giammattei, Vittoria Fiorelli, Gianluca Genovese e Nunzio Ruggiero, tutti docenti del suor Orsola Benincasa.
«Un convegno importante, per carità. E con grandi studiosi». E, in più c’è anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Ma Aurelio Musi non ci sta. Lo storico e scrittore, nonché allievo di Galasso, non invitato all’iniziativa di domani, lancia la sua accusa: «Mancano i suoi allievi diretti, è come se se escludesse una parte importante della vita del protagonista». Rancori tra accademici? Tutt’altro: secondo Musi «forse Galasso paga ancora una volta lo scotto di essere finito nella crisi che sconvolse il mondo politico italiano negli anni Novanta».
Professor Musi, è dunque un evento che non condivide?
«Per niente, è sicuramente un appuntamento importante e con grandi nomi. Ma mancano gli allievi diretti di Giuseppe Galasso. E non c’è la Federico II, l’Università in cui ha insegnato e fatto ricerca più a lungo, dopo essere stato a Cagliari e a Salerno».
Non vorrà dare ossigeno alle invidie e ai conflitti che serpeggiano nel mondo accademico?
«Quando Galasso è morto, noi allievi storici abbiamo organizzato vari convegni, a Napoli e fuori. Sempre seguendo la formula del massimo coinvolgimento degli studiosi, che ne avevano in vario modo seguito l’insegnamento. Questo convegno, invece, per quanto sia importante e interessante, nasce con dei limiti».
In verità la Federico II c’è: è rappresentata dall’antropologo Valerio Petrarca.
«Ma tutti gli altri sono esterni o sono dell’Università Suor Orsola Benincasa».
Dunque, professore, lei sostiene che mancano gli allievi diretti di Galasso, oltre a lei?
«Prendiamo Anna Maria Rao, che è succeduta a Galasso in cattedra. Al convegno non c’è. Prendiamo Giulio Sodano ed Elisa Novi Chavarria, che di Galasso erano gli assistenti al Suor Orsola Benincasa. Non ci sono neanche loro. È una contestazione seria quella che muovo agli organizzatori del convegno: non capisco perché a ricordare la vita intellettuale e civile e culturale di Galasso ci siano tanti esterni e una parte esigua di suoi allievi».
Ci sono Luigi Mascilli Migliorini e Vittoria Fiorelli, ad esempio.
«Dunque, ribadisco, una parte minima. Mi sembra, questa dei prossimi giorni, una conventio ad excludendum».
Come se la spiega?
«Non ne colgo la ratio. Non ne capisco lo spirito. Oppure forse sì».
Ovvero?
«Galasso sconta ancora una volta l’esser finito nella crisi che coinvolse il mondo politico negli anni Novanta».
Parliamo di Tangentopoli, dell’inchiesta che nei primi anni Novanta vide coinvolto anche lui accanto ad altri politici dell’epoca come Pomicino, De Lorenzo, Di Donato…
«Galasso in realtà ne uscì benissimo. La lunga vicenda giudiziaria che lo coinvolse e durò altre 14 anni lo ha visto del tutto riabilitato».
Ma il rapporto con tanti colleghi si incrinò.
«Fino al 1992-93, in Federico II non aveva avuto alcun problema. Poi, la crisi del sistema politico, con il suo coinvolgimento, provocò crepe nei rapporti di Galasso col mondo dell’università. Alcuni suoi colleghi sottoscrissero, di fatto, l’accusa di aver partecipato all’intreccio tra affari e politica. Fummo in pochi a restargli vicino».
Ed ora lei si sente escluso.
«Non importa che io non ci sia. Importa che in questo convegno si tenda a ricordare solo una parte della vita di Galasso. Mi sembra che si voglia qui rappresentare solo la fase 2 della vita di Galasso, quella successiva alla crisi politica, quando lo storico da politico militante diventò “osservatore”».
In verità non è la prima volta che lei si trova in polemica con le iniziative legate a Galasso. Pensiamo alla vicenda della biblioteca, che gli eredi hanno donato all’Accademia dei Lincei.
«Quella biblioteca doveva restare a Napoli. Ci furono responsabilità dell’amministrazione comunale e del sindaco de Magistris. L’Accademia dei Lincei offrì una soluzione, mentre a Napoli non si trovava posto per quelle decine di migliaia di volumi. Credo che in tanti avrebbero dovuto muoversi diversamente».
(Pubblicato il 20 novembre 2024 © «la Repubblica» – Napoli)