di Stefano Folli
Personaggio emblematico del lontano Ottocento, avventuriero nel vero senso della parola, Paolo Avitabile – il Generale Avitabile – è ricordato per le straordinarie vicissitudini della sua esistenza, durata 59 anni tra Occidente e Oriente, segnata da una ferocia, una spietatezza che ripugna ai sentimenti dei moderni europei, che si considerano vaccinati contro il fascino morboso della guerra. Avitabile invece la guerra la cercò per accumulare ricchezze e costruirsi una fama, in verità tutt’altro che positiva, destinata a durare nel tempo. Sembra che il suo nome traslitterato in lingua pashtun, Abu Tabela, fosse usato per spaventare a morte i bambini, facendo loro intendere che quell’essere infernale dichiarato immortale, sarebbe tornato un giorno o l’altro a tormentarli. Era nato ad Agerola, vicino a Napoli, nel 1791, e lì morì nel 1850. Mise il suo talento militare al servizio dell’impero napoleonico, di Gioacchino Murat re di Napoli, poi dal restaurato monarca Borbone, da cui fu deluso e defraudato. Allora partì per l’Oriente e fu al servizio di svariati sovrani o signori, dall’impero ottomano alla Persia, dall’India, all’Afghanistan. Non ebbe remore a servire gli inglesi, lui che li aveva combattuti. Anzi, proprio dal Regno Unito, come peraltro dalla Francia, ebbe onori e denaro. Tornò infine ad Agerola e lì concluse la sua vita, senza dubbio prima di quanto sperasse.
L’editore Vincenzo D’Amico, lontano discendente del generale, ripropone la biografia scritta agli inizi del Novecento da Julian J. Cotton, Il Generale Avitabile, e pubblicata in italiano nel 1906. È arricchita da un serio apparato iconografico, tra cui un dagherrotipo che ritrae il nostro personaggio con la sua concubina prediletta, qui riprodotto. Ma soprattutto vale l’inquadramento di Eugenio Di Rienzo nella prefazione. La storia coincide con l’espansione della Gran Bretagna verso est, in competizione con altre potenze, in primo luogo la Russia zarista. Per reggere la pressione, i regni locali si affidano a capitani ventura reduci dalla disgregazione dell’impero del Bonaparte e non solo. Una sorta di legione straniera, insomma, fatta di passaggi di campo e tradimenti ben ripagati. Avitabile fu uno dei principali esponenti di quella stagione di onore e disonore.
(Pubblicato il 22 settembre 2024 © «Robinson» inserto culturale de «la Repubblica»)