di Giovanni Vitolo
Mario Del Treppo, scomparso il 7 agosto, è stato definito «un uomo di frontiera con radici mitteleuropee e mediterranee» da Gabriella Rossetti dell’Università di Pisa, promotrice negli anni Ottanta del secolo scorso di un progetto di ricerca di ampio respiro sulla circolazione, nello spazio euro-mediterraneo del pieno Medioevo, di uomini, merci, idee e modelli di organizzazione economica, politica e sociale, alla quale diedero un grande contributo i mercanti italiani.
Il progetto – i cui risultati sono stati pubblicati tra il 1986 e il 2007 in venti volumi della collana Europa mediterranea dell’editore Liguori – partiva dall’individuazione di un’area coincidente inizialmente con l’impero di Carlo Magno: dalla Germania alla Francia e all’Italia centro-settentrionale. Rispetto al quale i territori adiacenti, spesso dagli incerti confini e dai non meno instabili assetti politico-istituzionali, svolgevano il ruolo di “aree di frontiera”, spazi in cui convivevano e si influenzavano reciprocamente istituzioni politiche e sociali, credenze e stili di vita. Tra essi anche l’Italia meridionale continentale, divisa tra ducati longobardi in perenne conflitto tra di loro e aree soggette al dominio (diretto o in forma mediata) di Bisanzio, fino al definitivo inserimento nel 1130 degli uni e delle altre nel Regno di Sicilia ad opera dei Normanni, che dalla Francia vi importarono le istituzioni feudali, presenti nell’Italia centro-settentrionale fin dal tempo di Carlo Magno.
Il nuovo assetto politico-istituzionale e sociale nato dalle conquiste normanne non produsse tuttavia un totale sconvolgimento della fisionomia complessiva del Mezzogiorno, che continuò ad essere per tanti aspetti un’area di frontiera, con una sua identità fatta di elementi provenienti sia dal mondo bizantino sia da quello carolingio. Non si trattò di un fenomeno esclusivo del Mezzogiorno, dato che situazioni analoghe si riscontravano anche in altre parti dell’antico impero di Carlo Magno. Tra esse, per restare in Italia, le aree di Nord-Est, che lo mettevano in comunicazione con il mondo slavo e bizantino, così come avveniva con i Pirenei e la Catalogna rispetto alla Spagna musulmana.
La Rossetti, quando definiva Del Treppo un uomo di frontiera, si riferiva sia alla sua provenienza da un’area, l’Istria, che dal punto di vista storico e geografico non può non essere considerata di frontiera, sia al suo trasferimento a Napoli in giovane età, e non per sua volontà. Qui, completati gli studi liceali e iscrittosi all’università, fu avviato alla ricerca storica agli inizi degli anni Cinquanta da Ernesto Pontieri, al cui insegnamento si aggiunse ben presto quello molto più stimolante del suo secondo e più vero maestro – da lui incontrato all’Istituto italiano di Studi storici fondato da Benedetto Croce – vale a dire Federico Chabod, autore di quelle lezioni di metodo storico, che tanto hanno ancora da insegnare ai giovani che si avviano alla ricerca, e non solo a loro.
Non essendo possibile in questa sede menzionare i suoi studi su un lungo arco temporale e spaziale, dall’Alto Medioevo (l’incastellamento tra X e XI secolo nell’area del Volturno) al Quattrocento (relazioni tra politica, economia e società nel mezzogiorno e nel Mediterraneo) e su tematiche di carattere storiografico, ricordo in particolare un breve, ma densissimo, saggio del 1987, Mezzogiorno nord mancato (nella rivista “Itinerario” dell’editore Guida). In esso propose di superare la tradizionale polarizzazione nord-sud della storia d’Italia, fondata sulla convinzione che fossero state la monarchia e la feudalità la causa del ritardato sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno rispetto all’Italia dei Comuni, e di verificare se l’originalità del Sud consistesse non nella sua diversità rispetto al Nord, ma nel modo suo proprio con cui nel corso del pieno e tardo Medioevo vi si venivano svolgendo gli stessi processi storici allora in atto in tutto l’Occidente mediterraneo.
È proprio quello che sta facendo fin dalla sua fondazione nel 2000 il Centro Interuniversitario per la storia delle città campane nel Medioevo, che ha sede presso il Dipartimento di Studi umanistici della Federico II e del cui Consiglio direttivo Del Treppo ha fatto parte a lungo. La sua attività è consistita finora soprattutto nell’organizzazione di convegni, con pubblicazione dei relativi atti, su nuove tematiche in precedenza non considerate pertinenti alla storia del Mezzogiorno (coscienza cittadina, servizi sociali, rapporti tra città e contado, linguaggi e forme del conflitto politico, rappresentazione dello spazio, cerimonie regie e cerimonie civiche, linguaggio della cittadinanza, mobilità geografica e radicamento): tematiche meritevoli di ulteriori sviluppi attraverso il lavoro di ricerca di giovani studiosi, che potrebbe trarre impulso dall’auspicabile acquisizione, da parte di una istituzione culturale napoletana – come la Società napoletana di Storia Patria – della biblioteca di Del Treppo, che contiene non solo numerose edizioni di fonti, ma anche le trascrizioni di documenti inediti di archivi monastici campani, da lui fatte eseguire da giovani studiosi, tra cui anche chi scrive, nell’ambito di progetti di ricerca finanziati da enti pubblici.
(Pubblicato il 9 settembre 2024 © «Corriere della Sera»)