di Daniele Cassaghi
«Alcide De Gasperi era antisemita», inizia così la nuova monografia di Augusto Sartorelli, storico milanese di origini roveretane. E il titolo non fa che ribadire il concetto: L’antisemitismo di Alcide De Gasperi. Tra Austria e Italia (Editrice Clinamen, € 26,00, già disponibile sui maggiori canali online).
«L’antisemitismo religioso di Alcide De Gasperi»
Il testo muove dall’idea che ci siano diversi modi di intendere l’antisemitismo, spesso intrecciati tra loro. De Gasperi sarebbe stato lontano dalla declinazione «biologico-razziale» del nazismo. Tuttavia, in lui, trentino in un’epoca in cui ancora si celebrava il culto Simonino, sarebbe stato presente un antisemitismo di matrice religiosa.
«Nella formazione cattolica di De Gasperi — sostiene Sartorelli — era innanzitutto radicato il plurisecolare e mitologico antiguidaismo cristiano, rafforzato a fine Ottocento dalla campagna avviata dal Vaticano attraverso “La Civiltà Cattolica” contro il giudaismo “rabbinico” e “talmudico” alleato al “polpo gigante” della massoneria. “Rimettere gli ebrei a posto”: era questa la via d’uscita per risolvere la questione ebraica».
Un tipo di antisemitismo, quello religioso, alimentato appunto dalla «mortifera mitologia medievale, come quella dell’accusa di omicidio rituale».
Le tesi contro lo «strapotere» economico degli ebrei
Tuttavia, in De Gasperi ne sarebbe presente anche un altro, «economico-sociale», che sarebbe affiorato soprattutto durante gli studi giovanili a Vienna. Erano i tempi in cui, con l’avvallo delle gerarchie cattoliche, il borgomastro Karl Lueger combatteva gli ebrei, artificiosamente identificati con la borghesia capitalista. «De Gasperi fu grande ammiratore di Lueger — continua Sartorelli — di lui scrisse: “Era il campione cristiano che liberò Vienna dal gioco degli Ebrei”». Insomma si trattava in questo caso di un antisemitismo «avverso allo “strapotere” degli ebrei, nei confronti dei quali era necessario assumere provvedimenti difensivi quali l’imposizione del numero chiuso nelle diverse professioni».
L’approccio di De Gasperi alle tesi di fascismo e nazismo
Ed è in questo quadro che si innesterebbe l’approccio del futuro capo del governo al Manifesto della Razza del 1938. Due settimane dopo l’uscita, la Chiesa ribadì l’incompatibilità del razzismo con la dottrina cattolica. Un discorso, quello di papa Pio XI che vide l’adesione esplicita di De Gasperi su L’Illustrazione Vaticana.
Tuttavia, «sul numero 16 del 16-31 agosto del 1938 De Gasperi rilevò che le tesi del Manifesto della razza “si distinguevano nettamente dalle dottrine più conosciute dei razzisti tedeschi” e ricordava, cercando di interpretare gli intenti del regime riguardo agli ebrei italiani, che, “discriminare non significa perseguitare” e che “il governo fascista non ha nessun piano persecutorio contro gli ebrei”, ma penserebbe soltanto a una specie di “numerus clausus” alle professioni.
De Gasperi concludeva augurandosi che “il razzismo italiano si attui in provvedimenti concreti di valorizzazione della nazione…; ed è da credere che l’elemento universalista contenuto nel fascismo può nutrirsi delle vive tradizioni della Roma cristiana che gli offrono il modo di conciliare la fierezza del popolo, è il caso di dire romanamente, con la sua gentile umanità”»
«Si abbeverò alla cultura del suo tempo»
Il volume di Sartorelli contiene molti altri passaggi in cui De Gasperi avrebbe espresso sentimenti antisemiti. Ad esempio, questo del 1902, in cui il futuro statista sostiene le azioni in campo economico del premier rumeno Dimitre Sturdza: «Quando la Russia cacciò dai suoi confini gli usurai dell’affarismo ebraico, questi si riversarono come cavallette sui Paesi confinanti, inondando particolarmente la Romenia» (Gli ebrei e la Romenia, in “La Voce Cattolica”, aprile 1902).
Tuttavia è lo stesso Sartorelli ad avvertire di non sopravvalutare troppo questo aspetto del leader Dc: «De Gasperi si abbeverò della cultura del suo tempo e il suo antisemitismo non lo rende certo una mosca bianca. Di fronte alla grandezza dello statista, la vicenda del suo antisemitismo resta un fatto biograficamente interessante, ma marginale».
(Pubblicato il 9 luglio 2024 © «Corriere del Trentino» – Cultura e tempo libero)