di Ugo Cundari
Fonti documentarie «inusuali» e «libertà della memoria» sono i pilastri della filosofia di ricerca del medievalista Mario Del Treppo, scomparso mercoledì scorso a 95 anni dopo una lunga malattia.
Originario di Pola, dove era nato nel 1929, si era trasferito a Napoli dopo la seconda guerra mondiale. Docente universitario del 1968, ha insegnato Storia medievale, per quasi tutta la sua carriera alla Federico II. Ironico e provocatore, con il concetto della libertà della memoria, titolo di un suo famoso saggio degli anni Settanta, di recente ripubblicato da Viella, rivendicava l’indipendenza dello storico da ogni condizionamento politico, presente e passato, e si faceva beffe della retorica dell’impegno che, scriveva, «svuotato dell’originario impulso etico, rischia di ridursi a contrassegno di appartenenza politica e di conformismo».
Amico e collega di Giuseppe Galasso, con il quale si era conosciuto sui banchi universitari e al quale lo legava una profonda stima, fatta talvolta anche di divergenze, Del Treppo era un grande studioso del periodo aragonese, a lui si devono molti studi innovativi sulla Napoli del Quattrocento.
Del Treppo e Galasso insieme a Francesco Compagna, sono stati i fondatori della rivista «Nord e Sud» dalle cui colonne si sono battuti per un impegno etico e civile in grado di liberare l’insegnamento da ogni tipo di condizionamento.
Le ricerche di storia economica e sociale di Del Treppo hanno permesso di cogliere con maggiore chiarezza le dinamiche politiche che hanno riguardato il Mediterraneo in generale e il Mezzogiorno in particolare, con approfondimenti su Amalfi e su discipline più settoriali come quelle finanziarie e storiografiche.
Non solo volumi, anche articoli, recensioni e voci enciclopediche per il Dizionario biografico degli italiani per il quale firmò profili di personaggi che alla corte angioina ebbero posizioni di rilievo, soprattutto ma non solo in ambito economico.
Socio nazionale dei Lincei, socio ordinario della Società nazionale di scienze, lettere e arti di Napoli e dell’Accademia pontaniana, Del Treppo ha scritto molte opere di valore a cominciare dalla monografia I mercanti catalani e l’espansione della corona d’Aragona nel secolo XV (1972), dopo pochi anni tradotta in catalano.
Tra gli altri suoi numerosi studi sono da ricordare in particolare Il re e il banchiere. Strumenti e processi di razionalizzazione dello Stato aragonese di Napoli (1986), Prospettive mediterranee della politica economica di Federico II (1996), infine Storiografia del Mezzogiorno (2007). In quest’ultimo volume sono raccolti profili di storici di generazioni diverse che hanno operato nel Mezzogiorno, senza però costituire una scuola o un filone unitario di studi. A queste figure Del Treppo lega momenti della sua esperienza di docente universitario nell’ateneo federiciano e figure che per lui sono state importanti, non solo per vicinanza scientifica o accademica, come Bartolomeo Capasso, storiografo napoletano dell’Ottocento.
Laico convinto, per sua espressa volontà non si terranno funerali.
(Pubblicato l’8 agosto 2024 © «Il Mattino»)