di Enzo Di Brango
Di Europa e soprattutto delle sue politiche si comincia ad avere una opinione generale e di massa solo dopo i trattati di Maastricht. In realtà le sue politiche globalizzatrici a stampo imperialistico hanno radici ben più antiche. Le politiche colonialistiche cui danno vita, agli albori della storia contemporanea, paesi come il Regno Unito e la Francia, rappresentano le “prove tecniche” di politiche che, seppure agite con diverse modalità, conservano il medesimo grado di pervasività. Eugenio Di Rienzo, ordinario di Storia moderna presso la facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma, ricostruisce, in questo breve saggio, nell’ambito dell’azione diplomatica svolta dal governo in esilio del re Borbone, il dibattito parlamentare alla Camera dei Comuni inglese (L’Europa e la Questione Napoletana, 1861-1870 D’Amico Editore, 2016). Un dibattito interessante cui fa da filo conduttore una sorta di ripensamento sulle politiche adottate dal governo della corona di fronte all’intervento sabaudo nel Regno delle Due Sicilie.
Come noto fu proprio la Marina di sua maestà britannica a favorire e proteggere la spedizione dei Mille, mentre per tutti gli anni ’50 dello stesso secolo i propri ministri, Gladstone su tutti, avevano scatenato una guerra mediatica senza confini contro il Regno borbonico facendolo bersaglio di insulti e reprimende spesso gratuite e prive di riscontro reale. Il dibattito che Di Rienzo ci ripropone appare davvero singolare anche per chi, informato sui fatti, ha nel tempo approfondito la questione attingendo a fonti storiografiche “non conformi”. Gli stralci citati dall’autore e il discorso di lord Lennox dell’8 maggio 1863, riprodotto nella sua interezza ed al quale lo stesso saggio funge quasi a curatela, disegnano un quadro di forte ripensamento da parte della politica del Regno Unito, nei confronti dell’operazione sabauda.
Mutatis mutandis sembra quasi di rivedere il dibattito svoltosi recentemente nello stesso consesso, di analisi postuma, a proposito della Guerra del Golfo agita esclusivamente supportando “verità inesistenti” certificate dall’allora primo ministro Tony Blair. Ovviamente in entrambi i casi, come in politica spesso accade, non si corse ai ripari. Nel primo caso l’Inghilterra si limitò a mutare il proprio atteggiamento nei confronti del “nemico francese” con cui condivideva e continuò per molti anni a condividere, interessi extra-territoriali; nel secondo caso continuò ad essere protagonista armata nei successivi conflitti.
(Pubblicato nel numero di gennaio 2017 – © «Le Monde diplomatique»)