di Daniele Scalea
Se è vero che guerra e propaganda si muovono sempre a braccetto, non stupisce che i racconti dei conflitti siano spesso unilaterali. Fa forse eccezione quello dello scontro in atto in Ucraina ormai da oltre un anno?
L’impressione è che, a torto o ragione, i media italiani abbiano fatta propria una ben precisa scelta narrativa della crisi ucraina, in cui alla rivoluzione del popolo democratico e filo-occidentale si contrappone la reazione dei russi invasori e restauratori. L’esatto contrario della visione invece proposta dalla Russia.
Il compito di stonare all’interno di un coro quasi sempre uniforme, in Italia se l’è assunto Eugenio Di Rienzo col suo ultimo libro Il conflitto russo-ucraino. Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale, recentemente edito da Rubbettino. Il Prof. Di Rienzo, ordinario all’Università La Sapienza di Roma, è uno storico modernista con la passione, però, per la contemporaneità, divagazione che recentemente si è concesso più spesso.
La storia narrata da Di Rienzo è molto differente da quella cui siamo abituati. La rivoluzione popolare è riletta come un putsch condotto da forze estremiste contro un presidente regolarmente e democraticamente eletto. Il movente, non una voglia di democrazia quanto un nazionalismo aggressivo e un po’ xenofobo manipolato da potenze esterne. Potenze straniere, capeggiate dagli USA, la cui finalità è inglobare l’Ucraina nella sfera d’influenza di Washington, stringendo ancor più d’assedio il territorio della federazione Russa fino a stritolarla e farla retrocedere dal rango di potenza che ancora le compete.
Scevro da spirito di fazione, Di Rienzo non prova nemmeno a nascondere l’ingerenza russa nei fatti ucraini, incluso l’invio di uomini armati per sollevare le popolazioni del Sud-Est. Ma, ai suoi occhi, si è trattata comunque di una reazione. Un’offensiva tattica che nasconde una difesa strategica. Perché la Russia, dal crollo dell’URSS, è indubbiamente sulla difensiva nella politica mondiale.
Quel che vuol ispirare Di Rienzo, nel suo pamphlet che è anche un libro di narrazione storica, è un’autocritica in seno all’Occidente sulle reali responsabilità della crisi ucraina. Troppo facile è, secondo lo storico de La Sapienza, accusare il revanscismo di Putin o l’imperialismo dei russi. A innescare il circolo vizioso della crisi e precipitare l’Ucraina in un conflitto fratricida è stato, a giudizio di Di Rienzo, l’espansionismo occidentale. Quest’espansionismo, tutto sommato ingiustificato e animato più da hybris che reali necessità strategiche, rischia di portare il mondo a uno scontro tra potenze nucleari – un’eventualità scongiurata all’epoca della Guerra Fredda e che sicuramente non appare necessaria oggi.
(Pubblicato il 29 aprile 2015 – © «L’Huffington Post»)