di Sebastiano Maffettone
«Bisogna essere barbari con i barbari e civili con i popoli civilizzati…», e, per esempio, austeri in India ed eleganti in Cina. In questi termini spiegava la missione dei gesuiti Louis Le Comte verso la fine del Seicento. Il nodo sta evidentemente nel quanto – in termini di fede e dottrina – si può concedere alla pratica della accomodatio, come la chiamavano i gesuiti, e cioè a quel metodo che ti impone di adattare le tue idee alla cultura cui in qualche modo vuoi applicarle. Proprio la natura e i limiti della accomodatio sono l’oggetto di indagine storica e storiografia cui e dedicato questo fine volume collettaneo della Nuova Rivista Storica, curato da Michela Catto, Guido Mongini e Silvia Mostaccio.
Il volume discute del rapporto tra la pratica in questione e le sue fonti ideologiche e teologiche. In che senso la pratica dell’accomodatio può essere considerata un semplice mezzo rispetto al fine dell’evangelizzazione? In che modo, invece, essa può essere ritenuta un cedimento a forme più o meno occulte di relativismo incompatibili con la vera fede?
Senza dubbio queste erano domande che riguardavano direttamente le missioni gesuitiche dal 1540 al 1713, missioni che, com’è noto, andavano dal Sud America, all’Africa e all’Asia. Ma simili domande occupano in forme diverse anche la nostra mente in tempi di avanzata globalizzazione. Questo spiega tra l’altro il revival di “gesuitomania”, come si evince nel bel review article di Emanuele Colombo sulle opere recentemente pubblicate dedicate alle missioni gesuitiche dell’età moderna. Se poi andate a guardarvi il Companion della Cambridge University Press sui gesuiti, questo ripetersi delle domande fondamentali ritorna prepotentemente alla luce. Fatto è che risulta assai difficile separare l’aspetto epistemologico politico del tipo «quanto bisogna concedere alla differenza culturale?» da quello ontologico, che insiste invece sull’essenza del messaggio che si vuole comunicare (la vera fede).
La ricostruzione storiografica mostra se non altro che i gesuiti erano consapevolissimi della questione, consci del problema cui andavano incontro. Wolff e Leibniz, tanto per citare due grandi dell’Illuminismo tedesco pre-kantiano, lo avevano notato già ai tempi loro, e – seguendo Matteo Ricci – andavano leggendo il Confucio dei gesuiti con curiosità mista ad ammirazione. Gli autori che scrivono in questo volume collettaneo ci mostrano – il che è tipico degli storici- che non siamo stati i primi a pensare quello che pensiamo. Altri, come in questo caso i gesuiti, lo hanno fatto assai prima e probabilmente meglio di noi. Difficile negarlo. Forse, ma temo che sia chiedere troppo ai cultori della storiografia, sarebbe stato interessante paragonare in maniera più sistematica i metodi di una volta con quelli di adesso.
Michela Catto, Guido Mongini, Silvia Mostaccio (a cura di),
Evangelizzazione e globalizzazione. Le missioni gesuitiche nell’età moderna tra storia e storiografia,
Biblioteca della Nuova Rivista Storica, n. 42, Società editrice Dante Alighieri, pagg. 132, € 16,50
(Pubblicato il 18 luglio 2010 – © «Il Sole 24 Ore» testo articolo originale)