di Aurelio Musi
Nella geopolitica del Mediterraneo il Regno di Napoli è entrato fin dall’origine della sua storia: come Regnum Siciliae in età normanno-sveva a partire dal 1130, quindi entro la grande politica internazionale dei sovrani angioini. Nella seconda metà del Quattrocento è stato parte integrante del “mercato comune” aragonese, quindi al centro della politica mediterranea di Ferdinando il Cattolico, Carlo V d’Asburgo e i sovrani spagnoli da Filippo II a Filippo V. Quando poi è tornato ad essere regno indipendente con Carlo di Borbone nel 1734 e, soprattutto, con suo figlio Ferdinando IV tra il 1759 e il 1799, ha svolto un ruolo di media potenza all’incrocio di tre imperi: asburgico, borbonico, russo. È questa la tesi centrale del saggio di Emilio Gin, Ferdinando IV di Borbone. Il Regno di Napoli e il Grande Gioco del Mediterraneo (Rubbettino) pubblicato nella collana “Diritto e rovescio”, diretta da Eugenio Di Rienzo.
Il processo di definizione di una politica estera e commerciale, capace di seguire gli interessi mediterranei nel Regno, ebbe il suo segno più evidente nell’iniziativa diplomatica dopo il passaggio di Carlo da Napoli a sovrano di Spagna e la successione di Ferdinando IV. Questi, liberandosi progressivamente da Madrid, tese a costruire una rete di relazioni internazionali e di trattati commerciali con l’impero ottomano, Danimarca e Svezia. Il successore di Carlo aumentò il peso della componente marittima del Regno e valorizzò l’esperienza accumulata dai giovani cadetti grazie alla loro partecipazione alla guerra di indipendenza degli Stati Uniti. Con la nomina di Acton a ministro della Marina diede vita ad un ambizioso progetto di ammodernamento ed espansione della flotta in linea con le maggiori potenze navali e in grado di fronteggiare meglio le incursioni barbaresche.
Dotandosi di tutti questi strumenti, Ferdinando consentì al Regno di Napoli di assumere una linea di neutralità attiva e di partecipare al “grande gioco del Mediterraneo” che, dopo la guerra dei Sette Anni (1756-1763), fu caratterizzato dal condizionamento di nuovi equilibri internazionali, con la presenza sempre più massiccia dell’Inghilterra non solo sul piano commerciale e l’ingresso di nuove potenze come la Russia zarista. E il Regno di Napoli svolse la funzione di mediazione fra Turchia e impero zarista nei primi anni Novanta del Settecento.
L’autore così commenta e conclude: “La politica di riforme e di riarmo, iniziata nel 1767, aveva dunque favorito una neutralità del Regno sempre più dinamica alla quale solo la tempesta rivoluzionaria, estesa anche al golfo di Napoli, avrebbe posto drammaticamente fine”.
(Pubblicato il 22 maggio 2023 © «La Repubblica» – Napoli)