di Eugenio Di Rienzo
Come accennavo nel mio precedente articolo pubblicato su questo giornale il 10 marzo, il progetto di far fuori Mussolini era stato preso in considerazione dal War Cabinet britannico già molto prima del 26 luglio 1943. Ci fornisce una prova schiacciante di questo intento il documento, che qui pubblichiamo di seguito in traduzione integrale, proveniente dai National Archives di Londra. In questa paginetta, datata 13 luglio 1943, Charles Frederick Algernon Portal, primo Visconte Portal di Hungerford, Chief of the Air Staff, e cioè comandante in capo della Raf dall’ottobre del 1940, domandava a Churchill l’autorizzazione di procedere ad un bombardamento mirato simultaneo che avrebbe dovuto colpire Palazzo Venezia e la residenza privata del duce, a Villa Torlonia.
Il Maresciallo dell’Aria Harris ha chiesto l’autorizzazione di tentare di bombardare contemporaneamente Mussolini nel suo ufficio a Roma e la sua residenza nell’eventualità che quella mattina non sia ancora uscito perché in ritardo. Tale piano era stato preparato l’anno scorso ma era stato abbandonato per il divieto di bombardare Roma in quel periodo. Harris vorrebbe utilizzare la Squadriglia Lancaster (numero 617), che ha già eseguito gli attacchi sulle dighe. La Squadriglia è composta da piloti esperti ed è destinata ad imprese di questo genere. L’attacco dovrebbe essere mirato ai tetti in modo da distruggere soltanto i due edifici senza altri gravi danni. Palazzo Venezia e Villa Torlonia sono inconfondibili e né l’uno né l’altra sono dentro le 1.500 yard della Città del Vaticano e delle sue chiese. Si devono dare ordini precisi col divieto di prendere qualsiasi iniziativa di azioni contro altri obiettivi nella città di Roma, al di fuori dei due espressamente specificati. Suggerisco che se Mussolini sarà, in quell’occasione, ucciso, o persino solo seriamente traumatizzato, ciò ci permetterà di accrescere la possibilità di espellere l’Italia dalla guerra. Per questo, Le chiedo l’autorizzazione di procedere con l’operazione. Nel frattempo stiamo controllando, per quanto sia possibile, le recenti abitudini del Duce.
Come si evince dal testo, l’idea dell’operazione proveniva dal Maresciallo dell’aria, Sir Arthur Travers Harris, nominato comandante in capo del Bomber Commander nel febbraio 1942. L’alto ufficiale inglese soprannominato Butcher Harris («Harris il macellaio») per i sanguinari raids che, secondo le sue stesse parole, avrebbero dovuto portare «alla distruzione totale delle città tedesche e all’annientamento di ogni forma di vita civile in Germania», proponeva ora di impiegare per l’uccisione del capo del governo italiano la 617a squadriglia di bombardieri strategici Lancaster già utilizzati con successo per la distruzione delle dighe sul Reno.
L’incursione, denominata Operation Dux, già programmata nel 1942, affermava Portal, doveva naturalmente essere rigorosamente circoscritta, in modo da evitare di colpire il Vaticano e possibilmente ogni altro obiettivo civile. Un’affermazione davvero ipocrita, questa, se si considera che se oggi, anche con la più raffinata tecnologia, ogni «bomba intelligente» si rivela alla fine stupida, nel 1943, l’attacco voluto da Harris avrebbe sicuramente provocato una strage nel centro di Roma, oltre lo sterminio della famiglia Mussolini. La proposta di Harris non convinse Churchill. Mentre Butcher Harris e Portal, nella notte del 14 e 15 luglio, avevano già trasferito i Lancaster a Blida in Algeria e deciso di affidare il comando della missione al capitano Maltby, il primo ministro britannico volle procrastinare la decisione in attesa del parere del ministro degli Esteri Anthony Eden che il 14 luglio gli rispondeva:
Trasmettendomi la richiesta del 13 luglio del Chief of the Air Staff, relativa al progetto di bombardare Mussolini nel suo ufficio e nella sua villa, Voi avete domandato la mia opinione su questa operazione. Ebbene la cosa non mi piace. Le possibilità di uccidere Mussolini sono sicuramente assai scarse e quelle di “demoralizzarlo” non sono molto più grandi. Se noi non riuscissimo ad ucciderlo, non diminuiremmo certo il suo prestigio e potremmo perfino rafforzare la sua declinante popolarità. Inoltre correremmo il rischio di essere odiati per aver colpito la parte più antica della Città e causato perdite tra i civili senza aver realizzato alcun risultato militare. Il mio avviso è di non dar seguito a questo progetto perché l’obiettivo scelto è troppo difficile per garantire la possibilità di raggiungerlo sul piano operativo, mentre su quello psicologico l’incursione andrebbe a nostro svantaggio se non ottenesse il più pieno successo.
Sul messaggio di Eden, Churchill tracciò un laconico: «I agree». L’operazione fu quindi annullata, anche in ragione del fatto che probabilmente l’intelligence inglese aveva comunicato che la data del raid decisa da Harris avrebbe coinciso con l’incontro di Mussolini con Hitler a Feltre, svoltosi il 19 luglio. I Lancaster, rispediti in Inghilterra, si limitarono a scaricare, durante il viaggio di ritorno, il carico di bombe destinate all’«Operazione Dux» su Livorno, nella notte del 24-25 luglio, provocando la distruzione di circa 320 edifici, il danneggiamento di migliaia di abitazioni e diverse centinaia di vittime.
Ma perché l’urgenza di questo attentato aereo nel luglio 1943? Sicuramente la coincidenza con la battaglia di Sicilia, nella quale, dopo un primo sbandamento, le forze dell’Asse iniziavano a contrastare vigorosamente l’avanzata degli Alleati sbarcati nell’isola, la notte del 9 luglio, nel quadro dell’operazione Husky. Tra il 10 e l’11 luglio la divisione tedesca Hermann Goering e quella italiana Livorno avevano contrattaccato con successo gli americani nella piana di Gela, in una battaglia di annientamento. Nelle giornate del 13 e del 14, sul fiume Simeto, aveva luogo un altro durissimo scontro che impegnò gli inglesi dell’Ottava Armata, bloccando la loro avanzata verso Catania. Solo dopo 38 giorni di strenua resistenza, le forze italo-germaniche avrebbero ceduto alla schiacciante preponderanza degli avversari, consentendo agli anglo-americani l’occupazione di Palermo, Catania, Messina tra 22 luglio e 5 agosto.
Il progetto del bombardamento chirurgico contro le residenze del Duce non si spiega però solo sul piano militare. Una risposta più esauriente viene, ancora una volta, dai documenti dei National Archives. Già il 26 maggio 1943, dopo approfonditi contatti stabiliti, fin dall’aprile 1942, dagli agenti dello Special Operations Executive, con gli emissari di Badoglio, con i circoli di Casa Reale, con il Vaticano, con oppositori al regime (Croce, Bonomi, Soleri) e con un gruppo di «fascisti dissidenti», Eden aveva elaborato il testo di una Bozza di Armistizio con l’Italia, da sottoscrivere nel caso che questo paese intenda siglare una pace separata con noi, composta di 11 pagine e ben 45 articoli. Le bombe di Butcher Harris avrebbero potuto anticipare gli eventi poi verificatisi nella notte del 24-25 luglio e dare corpo al disegno inglese di arrivare alla vittoria finale attraverso un assassinio politico e un colpo di Stato.
(Pubblicato il 14 marzo 2010 – © «il Giornale»)