di Aurelio Musi
“Il mare non bagna l’Italia”: si potrebbe parafrasare così il titolo della celebre opera di Anna Maria Ortese, “Il mare non bagna Napoli”. L’Italia non ha oggi la testa nel Mediterraneo. È la tesi dell’agile ma incisivo saggio di Egidio Ivetic, Il Mediterraneo e l’Italia. Dal mare nostrum alla centralità comprimaria, appena pubblicato nella collana “dritto/rovescio” diretta da Eugenio Di Rienzo per l’editore Rubbettino. Le ragioni della quasi estraneità sono essenzialmente due, secondo l’autore: la dipendenza del nostro paese dalla Unione Europea e dai voleri di Bruxelles; il solco culturale e psicologico che separa oggi la penisola dal Mediterraneo, tutta concentrata nella sua autoreferenzialità nazionale.
Diciamo subito che le due motivazioni non convincono del tutto, sia perché i Paesi dell’area mediterranea fanno parte integrante dell’Unione e concorrono alle sue decisioni politiche, sia perché il sentimento di identità e di appartenenza nazionale, come dimostrano Francia e Germania, non è in conflitto con il sentimento europeo, ma anzi lo sostiene. Più convincente è invece la ricostruzione storica del rapporto fra Italia e Mediterraneo: dal romano “mare nostrum” alla funzione di frontiera fra Oriente e Occidente svolta dalla penisola in epoca medievale; alla formazione delle due Italie, quella tirrenica e quella adriatica in età moderna; al fatto che un terzo dello spazio mediterraneo rientra comunque sotto la sovranità degli Stati italiani fino all’età rivoluzionaria.
Certo il tracollo italiano a fine ‘700 è anche un tracollo mediterraneo. Ma ancora verso il 1860, ricorda Ivetic, Niccolò Tommaseo precisava a un corrispondente che per girare nel “mare nostrum” gli sarebbe stato molto più utile l’italiano del francese. Insomma storicamente il rapporto fra il Mediterraneo e l’Italia è stato strettissimo e la reciprocità indiscutibile. E oggi? L’Italia deve ripensarsi come centro del Mediterraneo. È necessario costruire un “mediterraneismo italiano”, scrive efficacemente Ivetic: una prospettiva, un obiettivo strategico che potrebbe offrire un contributo decisivo anche per le sorti del nostro Mezzogiorno, considerato come macroregione comprensiva anche delle due isole, Sicilia e Sardegna.
Particolarmente utile appare questa prospettiva oggi, allorché l’intero Mezzogiorno rischia di essere penalizzato e di subire un ulteriore approfondimento del divario col Nord d’Italia a causa della realizzazione del progetto di autonomia differenziata. Il ruolo di una macroregione meridionale nel mondo mediterraneo va dunque rivendicato oggi con forza. Pertanto ben venga qualsiasi ricostruzione e analisi storica tesa a legittimare tale ruolo, come appunto quella di Egidio Ivetic.
(Pubblicato il 27 giugno 2022 © «La Repubblica»)