di Aurelio Musi
Ricordare Marcella Marmo, che improvvisamente ha lasciato i suoi cari e noi amici qualche giorno fa, significa ricomporre e riannodare con emozione una miriade di fili di memoria, tutti intessuti entro la storia di Napoli dell’ultimo mezzo secolo. A questa storia, infatti, Marcella è stata intimamente legata perché ha partecipato da protagonista alla vita culturale, civile, etico-politica della città.
Lo ha fatto attraverso la ricerca, lo studio di aspetti molteplici della sua evoluzione fra Otto e Novecento, con un’attenzione privilegiata ai nessi fra presente e passato. Senza concessioni a presentismi di moda, senza mettersi in mostra, senza narcisismi, ma con discrezione, col rigore e l’impegno della storica di razza che deve sempre attenersi alle fonti e basare su di esse le sue interpretazioni.
Ma all’ultimo mezzo secolo di storia napoletana Marcella è legata per un altro versante: il modello di vita familiare che, grazie anche al contributo del suo compianto marito, Guido Sacerdoti, è riuscita a creare, a trasmettere, a rendere coinvolgente e partecipato entro l’ampia cerchia parentale, delle amiche e degli amici. Non è facile spiegare in poche parole questa esperienza di vita. In sintesi si è trattato di un modello di socialità, del vivere insieme momenti di scambi intellettuali, letture comuni, opinioni e pratiche politiche, svago, divertimento e musica dal vivo, attraverso una partecipazione e un confronto aperti, intergenerazionali, in cui ognuno dei partecipanti si è sempre sentito a proprio agio. La nostalgia delle serate a casa Sacerdoti – Marmo, dove i profumi della cucina di Marcella, la visione magnifica degli eccellenti piatti preparati dalla signora e assaporati con gusto dagli ospiti, si intrecciavano con le canzoni di Battisti, Dalla, De Gregori, con l’ascolto di raffinato repertorio jazz, con gli assolo del grande sassofonista Zurzolo, ospite quasi fisso della casa, con le acute battute di Guido, è ancor più viva, ma quasi inafferrabile, in questi giorni di ritorno a un forzato lockdown.
In quelle serate Marcella e Guido, nipote di Carlo Levi per parte di madre, riannodavano i fili della memoria familiare. Si discuteva con serenità, fra un bicchiere e un altro di buon vino, di qualche scritto meno noto dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli”. Si ammiravano i dipinti di Guido dalla forte impronta leviana. Ci si confrontava sulla congiuntura politica nazionale e locale. Marcella ricordava episodi dell’infanzia vissuta con nonna Lele nella bella villa di Colli di Fontanelle in costiera sorrentina, dove anche chi scrive questa breve memoria fu a volte ospite e vorace raccoglitore di ciliege.
Marcella Marmo, allieva di Giuseppe Galasso e Pasquale Villani, ha dato un contributo di primo piano alla conoscenza approfondita e documentata della storia della nostra città.
La sua opera recente più importante è sicuramente Il coltello e il mercato (L’Ancora del Mediterraneo, 2011). Non è solo una storia della camorra, ma uno sguardo acuto, a tutto campo sulla società napoletana prima e dopo l’Unità: un ancoraggio continuo alle fonti, una critica serrata delle generalizzazioni e dei luoghi comuni sociologici, delle visioni di una camorra “pezzente” che si sarebbe trasformata in “imprenditrice”, della “guapparia” buona del tempo che fu, diventata camorra cattiva, del “partito della plebe”. Marcella ci ha insegnato, prima di altri, che la camorra è stata ed è sempre impresa della violenza, pervade già a metà Ottocento la politica e la società, imita i meccanismi fiscali dello Stato. Che non è una variabile della teoria dei “due popoli, due nazioni”, ma espressione di incroci, rapporti trasversali, network ambigui. E poi ha scritto pagine illuminanti sui linguaggi dell’estorsione, sulla paura come idioma di legittimazione, praticando la via dell’interdisciplinarità attraverso la conoscenza approfondita di metodi e tecniche delle scienze sociali.
I suoi allievi dei corsi di Storia Contemporanea all’Orientale e alla “Federico II” ricordano l’accanito impegno didattico della docente, la generosità nella predisposizione e trasmissione di documenti e strumenti di conoscenza che Marcella andava con meticolosità a ricercare per offrirli ai suoi studenti. Per lei l’impegno nell’insegnamento era in cima ai suoi pensieri, alle sue preoccupazioni: e non è retorico affermare che lo ritenesse una vera missione.
La sintesi ereditaria, intellettuale e familiare, di Marcella Marmo e Guido Sacerdoti è nei due figli: Arianna, affermata studiosa e docente universitaria di antichità classiche; Carlo, degno allievo della scuola napoletana di allergologia, di cui il papà è stato prestigioso interprete. A loro il mio affettuoso abbraccio.
(Pubblicato il 8 gennaio 2022 © «la Repubblica» – News)