di Pietrangelo Buttafuoco
Un politico per tutte le stagioni. Alieno da vincoli di fedeltà. Leale verso se stesso e verso le proprie ambizioni. Capace di piegare la politica alla sua personale ambizione.
Se fosse l’Opera dei Pupi sarebbe Gano di Magonza – il paladino, ma immane traditore della propria patria, del sovrano e del suo stesso sangue – ma poiché la storia è maestra di vera vita l’identikit di cui sopra, ripreso dal Ciano di Eugenio Di Rienzo (Salerno editrice), con Benito Mussolini nel ruolo di Carlo Magno, corrisponde alla realtà di sempre: l’ideologia del traditore.
Di Rienzo, storico di altissima serietà scientifica, s’è misurato con il “genero di regime” fino a farne un canovaccio d’epica – innervato nella italianissima dissimulazione – perfetto per non meravigliarsi mai di alcunché in tema di trasformismo, congiure e trame. Quelle che poi fanno pensare al definitivo fotogramma di Mario Monicelli, con il militare Alberto Sordi preso alla sprovvista dall’8 settembre e che al proprio comandante dice: “Incredibile, l’alleato è passato al nemico!”.
E chi poteva mai immaginare che nel berlusconismo albergasse il badoglismo (vista la qualità polemica dei suoi esponenti pronti ad aggrapparsi allo spread, e perfino al macronismo in salsa renziana, pur di andare contro il governo di cui è solido dante causa Matteo Salvini, il leader più credibile dell’elettorato che fu dei moderati, ormai smoderati).
Una politica per tutte le stagioni, dunque, quella del centrodestra.
Così è nelle fumisterie proposte dai dirigenti di Forza Italia ormai dismessa dallo stesso Silvio Berlusconi.
Aliena da vincoli di fedeltà a una maggioranza da sempre bisognosa di una rottura con il vecchio potere dell’establishment.
Leale verso se stessa e verso le proprie ambizioni di piccola nomenclatura già disperata all’idea di non avere, nell’immediata scadenza delle elezioni europee – nella speranza di raggranellare seggiole e posizioni – il proprio leader candidato.
Capace, dunque – questa cerchia, dove neppure più Dudù ha voglia di abbaiare – di piegare la politica alla personale ambizione di ciascuno, lanciato nella folle corsa di un unico traguardo: chi si guardò, si salvò.
E l’alleato passa al nemico. Il tedesco, per dirla con Monicelli, s’è alleato con gli americani. Perfino il commissario europeo Pierre Moscovici, agli occhi di Forza Italia, è diventato splendido manco fosse un Tony Renis dei bei tempi.
Nessuna meraviglia quando dopo il passaggio di un protagonista del “Cambiamento” – e Berlusconi è tale, un Carlo Magno – invece che gli Orlando, i Rinaldo e i Rodomonte, si presentino i Gano di Magonza instancabili a mettersi dalla parte opposta del “Cambiamento”, a ribaltare gli argomenti fino a ieri usati contro di loro, quando Nicolas Sarkozy e Angela Merkel se la ridevano dell’Italia, per farli oggi propri contro Salvini e Di Maio. Proprio oggi che l’Eliseo arretra mentre la Germania – senza più la Cancelliera alla guida della Cdu – guarda a Roma.
Il duale, il doppio, la recita alternata nei ruoli di alleato e nemico si misura adesso nell’approntare liste e coalizioni per i prossimi appuntamenti elettorali. Ma, ogni Gano sa cosa fare: l’amico tra i nemici, il nemico con gli amici.
(Pubblicato il 13 dicembre 2018 – © Il Tempo)