di Antonio Banfi
Il reclutamento universitario è sostanzialmente bloccato dal 2008; l’università non è come qualsiasi altra struttura pubblica. Se si blocca il reclutamento e si disincentivano i giovani dalla ricerca, si mina l’università alla base, con conseguenze gravi su tutto il paese e in particolare sulle sue potenzialità economiche e di sviluppo. Ora, dopo infinite discussioni, stanno per avviarsi le abilitazioni nazionali. In sostanza, i candidati professori ordinari e associati dovranno prima essere abilitati da una commissione nazionale. Gli abilitati potranno partecipare a concorsi locali banditi dalle singole sedi, i cui vincitori entreranno in ruolo.
Un meccanismo, previsto dalla Riforma Gelmini, che pone una quantità di problemi, tanto più che la possibilità di procedere a un effettivo reclutamento degli abilitati è comunque strozzata dalle previsioni di un decreto ministeriale che colloca il turnover fra il 10 e poco più del 20%, a seconda della virtuosità delle sedi.
A prescindere da ciò, le abilitazioni non partono nel migliore dei modi. Per essere abilitati i candidati dovranno superare la mediana (un indice statistico) del proprio settore concorsuale per il ruolo a cui concorrono, quanto a produttività o indici bibliometrici (numero di citazioni dei propri scritti, e così via). Come saranno calcolate le mediane? Lo farà l’Agenzia nazionale per la valutazione (ANVUR) fondandosi su un database nazionale (il CINECA).
Ora, il CINECA è un database notoriamente non affidabile: l’inserimento dei dati è totalmente affidato ai docenti, che possono commettere errori, imprecisioni, volendo potrebbero perfino inserire volutamente dati non esatti. L’ANVUR chiede a tutti i docenti italiani di inserire le proprie pubblicazioni nel CINECA entro il prossimo 8 luglio, senza prevedere alcun controllo dei dati inseriti. Le mediane, sulla base delle quali si stabilirà se i candidati possono essere ammessi o meno alle abilitazioni, saranno dunque calcolate sulla base di dati inseriti volontariamente quindi certamente non completi, non verificati e non verificabili. Sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere: senza entrare nei dettagli, vale la pena di ricordare che il CINECA si interfaccia male con i database delle singole università. Può capitare, ad esempio, di aver inserito certe pubblicazioni nel CINECA, magari per presentare domanda per finanziamenti alla ricerca. Se quelle stesse pubblicazioni vengono successivamente inserite anche nel database della propria sede universitaria, questo le ritrasmette al CINECA, il quale non filtra però i doppioni; morale, la stessa pubblicazione risulta inserita due volte.
Che razza di mediane si vogliono calcolare con questi dati?
Ancor peggio il secondo criterio previsto per l’ammissione dei candidati alle abilitazioni delle aree umanistiche: si è pensato, giustamente, che vi possono essere studiosi che hanno scritto poco, ma lavori davvero eccellenti. Non volendo escludere costoro dalla procedura, si è pensato di ammettere coloro che superano la mediana del settore concorsuale per il numero di pubblicazioni pubblicate su riviste scientifiche “eccellenti” (di fascia A). Chi decide se una rivista scientifica è eccellente o meno? L’ANVUR, ossia un organo di nomina ministeriale.
L’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, guidata da Valerio Onida, ha annunciato l’intenzione di impugnare la parte del decreto relativa alle classifiche di riviste, sostenendo a ragione che si tratta di un criterio nuovo fatto valere retroattivamente (chi ha scritto anni fa su riviste che ora saranno classificate B o C sarebbe infatti ingiustamente penalizzato).
Ma al di là di questo punto, c’è un aspetto ancora più inquietante, legato alla commistione fra scienza e politica, che ricorda epoche non felici del passato europeo. L’ANVUR è un’agenzia ministeriale, di nomina politica. Pur senza mettere in dubbio la correttezza dei componenti l’attuale direttivo, è assolutamente inopportuno dal punto di vista istituzionale e per la salvaguardia della libertà di ricerca che una simile struttura si assuma il compito di discriminare scienza buona e scienza cattiva. Senza scomodare l’URSS e la biologia di stato imposta da Lysenko, non vorremmo che in futuro, a seconda del colore del governo che nominerà il direttivo ANVUR, ci tocchi vedere alternarsi in fascia A “Studi Gramsciani nel mondo” e “Nova Historica” (diretta dal creazionista Roberto De Mattei).
(Pubblicato il 1 luglio 2012 – © «L’Unità»)