di Aldo Forbice
Un libro importante in omaggio al nostro Risorgimento, quello dedicato alla controversa figura di Napoleone III, scritto da Eugenio Di Rienzo (docente di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma). Nel voluminoso saggio (Napoleone III, Salerno editore) l’autore ha ricostruito la vita dell’imperatore dei francesi con un’ottica particolare: il ruolo di Parigi nei confronti del nostro Paese. Per la prima volta viene messa sotto processo ogni iniziativa di un uomo di Stato molto influente nelle vicende che portarono all’unità d’Italia. Sarebbe inconcepibile infatti una ricostruzione del Risorgimento senza tener conto della biografia politica dello statista che dal 1856 al 1870 condizionò, nel bene e nel male, ogni sviluppo della nostra lotta per l’unità del Paese. Napoleone III, a volte con calcolata generosità, altre volte con estrema spregiudicatezza, utilizzò la «carta Italia» come una pedina del grande gioco internazionale che trasformò radicalmente la geografia politica del vecchio continente. L’importanza di questo ampio studio – realizzato con l’utilizzazione degli archivi francesi, russi, austriaci, prussiani e italiani – ha comportato anni di ricerche sulla politica estera di Parigi ma anche di quella di Palmerston, Bismarck, il cancelliere russo Gorčakov e naturalmente del nostro Cavour. Fra i tanti libri pubblicati in questi mesi sul Risorgimento, questo è forse l’unico che ci fornisce una chiave di lettura europea sulle radici storico-politiche e sulle ragioni internazionali che hanno portato alla nascita dell’Italia unita.
Alla storia più recente si collega un altro ampio saggio di uno studioso inglese, Mark Mazower (insegna Storia alla Columbia University di New York), L’impero di Hitler (Mondadori). La letteratura sul nazismo è ormai molto ampia ma non era ancora stato pubblicato un saggio organico sul progetto di Hitler di occupare militarmente tutta l’Europa, rivoluzionandone l’assetto economico, politico e istituzionale. È noto come la armate del Führer abbiano travolto la democrazia, le istituzioni parlamentari, in nome di un nuovo ordine razziale che, nelle intenzioni dei capi nazisti, doveva durare secoli: un sistema di potere basato sullo sradicamento, sul reinsediamento e sull’uccisione di milioni di persone. L’autore propone con questo documentatissimo saggio una nuova lettura del progetto nazista: quello di una nuova forma di colonialismo, diverso da quello tradizionale, cioè di una potenza in ascesa che progettava di governare l’intera Europa nello stesso modo in cui le potenze europee avevano esercitato il loro dominio in Asia e in Africa. Si parla degli economisti che teorizzavano la trasformazione del mercato europeo che doveva essere finalizzato all’assorbimento dei prodotti tedeschi e all’investimento dei capitali della Germania, ai progetti di autostrade transcontinentali, che avrebbero attraversato la steppa russa, dopo averla sottoposta a una accurata pulizia etnica. Ma, per fortuna, questo nuovo ordine è crollato in seguito al collasso delle forze armate tedesche e alla resistenza di tutte quelle popolazioni che dovevano essere «schiavizzate» dal regime hitleriano.
Dal nazismo al regime comunista russo. Un libro di una slavista, Serena Vitale, ci riporta a quella dolorosa realtà politica dell’ex Urss. Nel libro A Mosca, a Mosca (Mondadori) l’autrice, che insegna Storia e Letteratura russa all’Università Cattolica di Milano, racconta le sue esperienze nella capitale russa, i suoi incontri con gli intellettuali e gli studenti. La Vitale ci conduce attraverso 40 anni di storia russa in una galleria di racconti, facendoci rivivere il clima pesante della dittatura comunista, con gli agenti del Kgb onnipresenti, con la censura e la repressione dei dissidenti politici. Una testimonianza viva di un mondo di oppressione, non del tutto scomparso, perché, anche se il comunismo non esiste più, è ancora presente una cultura illiberale, dominata dalla burocrazia e dai nuovi ricchi.
Segnaliamo, infine, un libro del giornalista Federico Pirro, Uniti per forza (Progedit). Un libro curioso che si sofferma su alcuni noti e meno noti episodi del Risorgimento, senza risparmiare critiche feroci al Regno delle Due Sicilie, ma neppure a Garibaldi, ai Savoia e «alla feroce dittatura del neonato Stato italiano». Dopo quello di Pino Aprile, anche questo libro è giusto che trovi spazio fra i lettori più curiosi, più critici della nostra unità nazionale. Dopo 150 anni discutere, dissacrare e denunciare anche gli orrori, è più che legittimo. Anzi è sacrosanto, purché si rispetti la verità storica dei fatti.
(Pubblicato il 10 gennaio 2011 – © «Giornale di Sicilia»)