di Aurelio Musi
Oggi Giuseppe Galasso compie 88 anni. Il professore sarà festeggiato domani (lunedì) alla Società Napoletana di Storia Patria (Maschio Angioino, ore 15,30), di cui è presidente onorario. Maurice Aymard, Martin Baumeister, José Enrique Ruiz Doménec, Andrea Giardina, coordinati da Luigi Mascilli Migliorini, interverranno sul tema: “Ragione e passione storica: Giuseppe Galasso e la storiografia europea”. Chi scrive presenterà un’intervista allo storico napoletano che apparirà sul prossimo numero della «Nuova Rivista Storica», in occasione del centenario della sua fondazione.
Proprio questa lunga conversazione con Galasso ha riservato non poche sorprese: non solo e non tanto per le innumerevoli precisazioni e riflessioni sul suo itinerario intellettuale, sui suoi interessi scientifici, sulla sua onnivora curiosità capace di dispiegare attenzione e sensibilità per tutte le forme di conoscenza, sulla sterminata massa di opere da lui prodotte, quanto per tutto quel che si apprende sulla sua biografia umana durante gli anni della guerra e del primo dopoguerra, sulla sua formazione, sulla continuità di un impegno che ha sempre mantenuto, in mirabile equilibrio, cultura e tensione etico-politica.
Già quando i suoi allievi festeggiarono i settantacinque anni nella meravigliosa chiesa di San Marcellino a Napoli, si restò colpiti dallo stupefacente dato quantitativo della sua bibliografia: oltre quattromila titoli che avrebbero occupato un ideale volume di 250 pagine! Ma poi non si è fermato. Ha continuato freneticamente a scrivere. Il maestro, per scaramanzia, ha poi rinviato e rinvia tuttora sine die la pubblicazione della bibliografia che è andata arricchendosi in misura sbalorditiva.
E arricchendosi è andata pure la capacità di ideatore e organizzatore culturale di Galasso. Basti ricordare alcune delle tante iniziative da lui promosse: le Dieci lezioni sulla storia di Napoli, svoltesi con straordinario successo di pubblico all’Auditorium Rai di Napoli (oltre mille persone ad evento); le Letture delle pagine autobiografiche di Croce, che hanno visto protagonista, al teatro Bellini, Toni Servillo. Da ultimo, la lezione su Il resto di niente di Striano e sul 1799, tenuta sempre al Bellini domenica scorsa: uno spettacolo unico, con la fila di 50 metri al botteghino e il teatro pieno.
Insomma, un intellettuale dagli interessi polivalenti, un’eccellenza della cultura napoletana nel mondo.
L’allontanamento dalla politica attiva dopo il 1993, a differenza delle scelte compiute da altri esponenti della classe dirigente della cosiddetta prima repubblica che si sono riconvertiti alla seconda senza traumi nel segno del riciclaggio, non ha impedito a Galasso una presenza costante ed efficace nel dibattito politico anche attraverso le pagine della rivista da lui diretta, «L’Acropoli», e la collaborazione a quotidiani. Galasso, attraverso un’intensa attività pubblicistica che ha caratterizzato l’intero suo itinerario intellettuale, ha svolto un’analisi, a volte impietosa, della classe dirigente nazionale e locale, una polemica, sferzante ma costruttiva, verso tutte le forme di meridionalismo revisionista tendenti a negare il dualismo Nord-Sud, dimostrando sempre di avere un solido ancoraggio alla cultura politica democratica.
Intelligenza della ricerca storica, prodigiosa capacità di lavoro, curiosità del lettore onnivoro attento a leggere e recensire di tutto; ma anche gioia di vivere, disponibilità, rispetto, attenzione costante verso qualsiasi tipo di interlocutore: sono i lineamenti essenziali del ritratto di Galasso. Affettuosi auguri, professore!
(Pubblicato il 18 novembre 2017 – © «La Repubblica»)