di Pietrangelo Buttafuoco
Il tedesco Christof Dipper, uno storico, attacca la storiografia italiana accusandola di: a) «insegnamento accademico di norma pessimo»; b) familismi e clientelismi»; c) «occuparsi solo di storia locale»; d) avere in Renzo De Felice ed Emilio Gentile due «minimizzatori del fascismo»; e) non avere «istituzioni di ricerca degne di questo nome»; f) «non conoscere l’inglese».
È un articolo datato, autolesionisticamente pubblicato da Italia Contemporanea nel n.283 dell’aprile 2017 ma la recente intemerata di Paolo Luca Bernardini sul «Corriere» – una «replica dura, motivata, e senza mezzi termini» – lo riporta alla luce. Bernardini, da par suo, risponde puntuale e ci aggiunge una pennellata di malizia: «Agisce eterodiretto, per ribadire una superiorità culturale tedesca in un contesto di UE del tutto periclitante?».
Lo storico si lamenta «dell’assenza di condizioni di vita e soprattutto servizi pubblici accettabili» in Italia e il collega italiano, cui non manca il genio, gli risponde col rag. Fantozzi Ugo: «Com’è umano, lei, Professor Dipper».
La querelle sarebbe da risolvere dietro al convento dei cappuccini, con le spade, e non si può. Ma con le sacrosante ragioni di Bernardini – e col sovranismo in grande spolvero – convocare l’ambasciatore di Germania, giusto all’Accademia dei Lincei, neppure si può?
(Pubblicato il 28 luglio 2018 – © Il Sole24ore)