di Corrado Augias
Victor Hugo lo chiamava con sprezzo «Napoléon le Petit» ma c’era del risentimento personale nel suo giudizio. In realtà Luigi Napoleone, dal 1852 imperatore col titolo di Napoleone III, fu politico spregiudicato, cioè abile, che seppe conquistare con determinazione il potere e rimanervi, non demeritando. Non del tutto, almeno. Su questo personaggio importante del XIX secolo, importante soprattutto per noi, mancava una vera biografia «italiana», documentata e di prima mano. Vi ha posto rimedio Eugenio Di Rienzo (Storia moderna alla Sapienza) con un importante tomo di 715 pagine pubblicato dalla Salerno editrice: Napoleone III.
Era nato nel 1808 a Parigi da Luigi Bonaparte, re d’Olanda, fratello di Napoleone I, e da Ortensia Beauharnais che dal grande Napoleone era stata adottata dopo il matrimonio con Giuseppina sua madre. I legami di Luigi con l’Ialia cominciarono presto. Poco più che ventenne s’iscrisse alla Carboneria partecipando ai moti del ’30-’31. Vita avventurosa la sua, in Francia tenta di ridare vita al partito bonapartista, va in esilio, viene condannato all’ergastolo, evade. Nel 1848 viene però eletto all’Assemblea, promette tutto a tutti, chiama sempre in causa «il popolo», grande comunicatore. A dicembre dello stesso anno vince le elezioni per la presidenza della Repubblica. Da lì prepara lentamente il colpo di Stato. Nel 1851 gli dà avvio mentre fa eliminare o deportare tutti i suoi avversari. Poi va avanti a colpi di plebiscito che si completano nel dicembre 1852 quando è «imperatore dei francesi».
La storia del suo potere è suddivisa storicamente in vari periodi ed è innegabile che sotto il suo impero la Francia abbia dato avvio a un moderno sistema bancario e industriale. Tutto finirà con la disfatta di Sedan il 2 settembre 1870. Non a caso il 20 dello stesso mese Roma viene annessa al regno d’Italia. Di Rienzo sottolinea ampiamente l’importanza, positiva e negativa, che l’uomo ebbe per il nostro Risorgimento. Belle e drammatiche le pagine sulla repressione della Repubblica romana del 1849, quelle sull’alleanza con il Piemonte di Cavour che portarono alla guerra d’indipendenza del 1859. Impressionanti i richiami alla sua politica autoritaria, all’antiparlamentarismo, al leaderismo populistico, che fanno di questa biografia «storia attuale, anzi storia presente».
(Pubblicato il 28 gennaio 2011 – © «il Venerdì» supplemento di «la Repubblica»)