di Gigi Di Fiore
L’apparente tregua degli ultimi giorni ha fatto scomparire dalle prime pagine dei giornali e dai titoli dei telegiornali le vicende della crisi economico-militare in Ucraina. Nonostante il silenzio, ne restano però in piedi tutte le emergenze. Se ne occupa, lontano da letture conformiste, il professor Eugenio Di Rienzo, docente di Storia moderna alla Sapienza di Roma, nel suo saggio Il conflitto russo-ucraino. Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale, edito da Rubbettino (pp. 104, € 10,00).
Le sanzioni dell’Occidente alla Russia, ricambiate con gli interessi, hanno finora causato enormi danni economici all’Italia, che è al secondo posto in Europa e al quarto nel mondo tra i partner commerciali dello Stato sovietico. Se, nel 2013, il volume di affari tra i due Paesi era di 53,8 miliardi di dollari, nella prima metà del 2014 era già sceso al 2,5 per cento.
Il grande orso russo, pronto a stritolare la libertà e la legittima indipendenza ucraina? Di Rienzo la pensa diversamente, in sintonia con diversi scrittori del variegata panorama russo, come Nicolai Lilin, che contestano l’esistenza di un’autonoma nazionalità di Kiev. Dagli elementi sullo Stato conteso, riportati nel saggio di Eugenio Di Rienzo, si comprende quale rilievo politico-economico abbia la crisi russo-ucraina: secondo in Europa per estensione dopo la Russia; ricco di materie prime minerarie e cerealicole; area di passaggio dei 40mila chilometri di gasdotto che fornisce il 31 per cento del fabbisogno energetico europeo.
Comprensibile l’interesse dell’Occidente ad assorbire l’Ucraina nella sfera dell’Unione europea e della Nato. Naturalmente, Putin è poco disposto ad accettare senza reagire, anche con la forza, l’avanzata Nato alle porte della Russia. Secondo Di Rienzo, dopo il colpo di Stato, comanda a Kiev un blocco di potere di destra, appoggiato dagli Stati Uniti e sostenuto da milizie di volontari in arrivo da altri Paesi. Uno scenario giustificato, secondo il docente della Sapienza, ricorrendo a una mitologica identità nazionale e storica da difendere. La speranza è che la tregua regga, per evitare una nuova guerra. Scrive Eugenio Di Rienzo, facendo sua l’analisi pubblicata dalla rivista statunitense «Foreign Affairs»: «Gli Stati Uniti e i loro alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità della crisi ucraina. Il nodo del problema è l’allargamento della Nato come elemento centrale di una strategia più ampia tesa a spostare l’Ucraina fuori dall’orbita della Russia e integrarla all’Occidente».
(Pubblicato il 13 aprile 2015 – © «Il Mattino»)