di Alberto Melloni
Il gesto con cui Guido Pescosolido ha preso le distanze dalla decisione di assegnare il premio Acqui Storia al volume di Roberto de Mattei su (e contro) il Vaticano II non poteva passare inosservato. Ne è scaturita una polemica vivace, che proprio ora, alla vigilia del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio, segnala le ambizioni di un revisionismo storiografico (anti)conciliare di cui l’ex vicepresidente del Cnr diventerà, forse senza volerlo, la clava.
La Sissco, Società degli storici contemporaneisti, sta preparando un documento per solidarizzare con Pescosolido, contro il quale il piccolo mondo antico del tradizionalismo, sul Web, ha usato toni prevedibili e sgradevoli. E de Mattei, che poteva pure accontentarsi di un onore che sovrasta di gran lunga il valore intrinseco della sua ricerca, s’è sentito in dovere di distinguere la sua «militanza» da un libro che invece, senza il supporto di quel clima, sarebbe passato inosservato come tanto opuscolame anticonciliare.
Il volume di de Mattei (ebbi modo di notarlo su queste colonne dieci mesi fa) aggiunge qualcosa alla storia del Vaticano II quando usa alcuni documenti di Ecône e quando postula, basandosi su un frammento delle carte Montini ancora segretate, l’accordo riservato fra Santa Sede e Urss grazie al quale sarebbero venuti al Concilio personaggi come Wyszynski o Wojtyla…
Per tutto il resto, quella di de Mattei è e rimane un’opera di revisionismo (anti) conciliare: non racconta un’assemblea, fatta di componenti ed idee, ma il fluido intreccio di quelle entità «progressiste» (l’Alleanza, il Fonte Antiromano, la Minoranza Organizzata) che popolano gli incubi dei lefebvriani, scismatici e non.
Che il libro entusiasmi la galassia tradizionalista – che attende impaziente un documento «interpretativo» del Concilio, avuto il quale chiederà qualcos’altro, come ha sempre fatto da quarant’anni – è ovvio. Che esso possa ricevere un «premio di storia» dovrebbe preoccupare anche chi, non dando ascolto a Pescosolido, ha sciupato un prestigio che non sarà facile ricostruire.
Chi fa il mestiere di storico, invece avrà presto di che consolarsi. Com’è noto, a novembre il premio Balzan per la ricerca storica sarà consegnato a Peter Brown, il grande studioso di Princeton, di cui i lettori italiani ricorderanno la biografia di Agostino o il memorabile ciclo di conferenze del 1959 su cristiani e pagani nel IV secolo. Anche per gli storici il tempo è galantuomo: e dei premi di storia del 2011 non sarà il passo falso di Acqui ad essere ricordato.
(Pubblicato il 4 ottobre 2011- © «Corriere della Sera»)