di Tommaso Rodano
Paolo Mieli, la Romania vuole respingere lo spauracchio russo con una grande coalizione filo-europea. È felice?
Sono sconvolto. Ovviamente faccio il tifo perché il maggior numero di questi paesi ex comunisti siano accolti in Europa, ma non in questo modo. Quello che è successo è gravissimo: sono state fatte elezioni e poi una corte le ha annullate alla vigilia del secondo turno perché rischiava di vincerle il “nemico”.
Finirà mica tra i filoputiniani anche lei?
Mi scandalizza che le persone che – come me – si definiscono liberali non dicano nulla.
Non crede alle manipolazioni russe?
Questa storia la sento raccontare da una decina d’anni, si diceva già alla prima vittoria di Trump. Io credo fermamente che i russi provino a influenzare le elezioni, ma sono certo che pure altri soggetti provino a intervenire usando le nuove tecnologie. Per annullare le elezioni devi avere delle prove ineccepibili, questi discorsi su TikTok fanno ridere.
Il fine “liberale” non giustifica il mezzo antidemocratico?
A questo punto mi auguro che vinca Georgescu. Se dovesse passare di misura una coalizione europeista, i romeni rimarranno convinti per tutta la vita che le elezioni sono state rubate. Potrebbe essere l’innesco di una nuova guerra.
Nella “guerra ibrida” in Romania i veri manipolatori sono stati i giudici?
È un’epoca in cui la giustizia perde autorevolezza ovunque, i magistrati vengono sempre più considerati come parte di una causa politica. Non fanno nulla o fanno troppo poco per nasconderlo. Vale per la Corte suprema nominata da Trump, per la Consulta italiana che è paralizzata da un anno perché la politica non si mette d’accordo sull’elezione di un giudice, e anche per certi interventi squilibrati della corte penale internazionale.
Nel suo ultimo libro scrive di Ucraina e Israele, ma in romania può valere lo stesso discorso: sono le braci del Novecento che tornano ad ardere?
Assolutamente.
E in Siria?
È un processo a cui va dato tempo. Un’ipotesi è che l’ascesa di al-Jolani porti verso una fase di stabilizzazione, ma si tratta sempre di ex qaedistie ci andrei molto cauto. Fino a oggi, ogni volta che le persone come me hanno esultato per la liberalizzazione di un paese, poi si è realizzato l’esatto contrario: dall’Afghanistan all’Iraq alle Primavere arabe. Ricordiamoci l’Egitto: ci siamo entusiasmati per le libere elezioni e hanno vinto i musulmani di Morsi. Quindi abbiamo salutato con entusiasmo il colpo di Stato che ha ribaltato Morsi e ha rimesso al comando un militare come al-Sisi. Mettiamo che in Siria vinca qualcuno che è ancora peggio di al-Jolani… che facciamo? Riconosciamo che la democrazia è un principio che ci piace solo a casa nostra, magari truccata come in Romania?
In Italia Crosetto è tornato a ipotizzare una commissione sulle fake news.
Sa, io ne ho viste tante. Un tempo erano i giornali. Quando ero ragazzo, l’incubo era che Eugenio Cefis, padrone di Montedison, comprasse dei quotidiani e manipolasse l’opinione pubblica. Poi si è parlato delle televisioni: si ricorderà il 1994, la vittoria di Berlusconi fi spiegata solo con le sue tv e l’auricolare di Ambra… e poi dopo due anni vinse Prodi. Queste paure derivano dalla nostra incapacità di affrontare la modernità. Ognuno vede la manipolazione che vuole. Tornando alla Romania, ragazzi siamo seri: è la prima volta che facciamo finta di non vedere che delle elezioni sono state abolite. Chi si dice liberale, non può ignorarlo. Io mi vergognerei se non dicessi queste cose pubblicamente.
(Pubblicato il 12 dicembre 2024 © «il Fatto Quotidiano» – L’intervista)