di Goffredo Fofi
Un editore calabrese, Rubbettino, ha pubblicato di recente il bel saggio di uno storico che insegna all’Università di Padova, Egidio Ivetic, su Il Mediterraneo e l’Italia. Sottotitolo: Dal mare nostrum alla centralità comprimaria.
Ivetic s’interroga molto seriamente su cosa è cambiato, in particolare dopo la seconda guerra mondiale, nel nostro rapporto col Mediterraneo, il mare nelle cui acque l’Italia si adagia essendone circondata per più o meno tre quarti. I romani lo chiamavano «mare nostrum» e il fascismo riprese quella definizione tentando di darle nuova sostanza, faticosamente e con scarsi risultati. Ma fu il dopoguerra, e in sostanza la scelta politica dei nostri governanti tutta centrata sull’Europa, sul desiderio di diventare un paese a tutti gli effetti europeo e con modelli di governo e di società che ci venivano da Germania, Francia, Inghilterra e finanche dalle Repubbliche d’area sovietica…
Non sto a raccontare qule che Ivetic ricostruisce e analizza con perfetta misura, e con la competenza di chi ha letto tutto il possibile sulla nostra politica estera e in particolare sui nostri rapporti con i paesi del Sud, sui nostri confinanti marini. «Arcipelago», si chiamava non molti anni fa una bella rivista spagnola che portava nella testata la definizione del titolo: «entità unite da ciò che le divide»… L’Italia fa parte, anche se non è un’isola, di un arcipelago di isole e penisole, di coste e di golfi… nei quali troviamo, a ben vedere, tanto che ci unisce e anche qualcosa che ci divide.
Tanti anni fa Fernand Braudel, il grandissimo storico francese, scrisse il libro fondamentale sulla storia del Mediterraneo, un capolavoro anche letterario, più volte ristampato da Einaudi. Un saggio che dovrebbe appartenerci e in qualche modo inorgoglirci di questa appartenenza, un saggio che ben pochi leggono ancora e che nelle scuole superiori è bellamente ignorato…
Due o tre decenni dopo ci venne dalla ex Jugoslavia un saggio sull’Adriatico di Predrag Matvejevic, quasi altrettanto bello, che aveva bensì il suo centro in una parte soltanto del Mediterraneo, in un mare più chiuso anche se la Repubblica di Venezia ne aveva fatto il suo regno, un regno tra i più affascinanti della storia insieme a quelli delle altre repubbliche marinare tuttavia nostre… Un mare di nostre storie e di nostri scambi fortissimi con il nostro più prossimo Oriente…
Ivetic ricostruisce una storia che ci appartiene e che dovremmo imparare a conoscere e a discutere a scuola, ma soprattutto nelle aule del Parlamento, nelle riunioni di governo, e non solo nei programmi di ogni ordine di scuole. Una storia oggi impellente e che davvero ci riguarda, come sappiamo ogni giorno dalle storie dei migranti e dalle storie dei conflitti, quelli aperti e quelli che, dio-non-voglia, possono ancora aprirsi.
Intanto Feltrinelli ha appena mandato in libreria un altro libro importante su una storia nostra che riguarda a pieno titolo il Mediterraneo, e i nostri rapporti con i paesi a sud e a est dell’Italia: L’Italia nel petrolio. Mattei, Cefis, Pasolini e il sogno infranto dell’indipendenza energetica, di Giuseppe Oddo e Riccardo Antoniani. Ricostruisce una storia pessima, una storia del peggior capitalismo nostrano, che ispirò a Pasolini il suo ultimo romanzo, intitolato appunto Petrolio. E sì, la storia continua, anche se i nostri governanti sembrano fregarsene, lasciando campo libero a tanti loschi affari dei loro protetti e mandanti.
(Pubblicato il 23 ottobre 2022 © «Corriere del Mezzogiorno» )