di Giampietro Berti
A un anno dalla scomparsa di Giuseppe Galasso, uno degli ultimi grandi maestri della storiografia italiana, esce ora a cura di Eugenio Di Rienzo un libro per ricordarne la figura e l’opera: Giuseppe Galasso, storico e maestro, Biblioteca della Nuova Rivista Storica, Società Editrice Dante Alighieri, euro 18. Si tratta di un volume collettaneo che raccoglie i contributi dello stesso Di Rienzo e dei condirettori della “Nuova Rivista Storica”, Bruno Figliuolo, Luciano Monzali, William Mulligan, Andrea Ungari, Egidio Ivetic e Aurelio Musi.
Galasso, ricordiamolo, è stato per molti anni professore di Storia moderna nell’Università Federico II di Napoli, dove ha anche ricoperto la carica di preside della Facoltà di Lettere e filosofia; ha insegnato poi, sempre a Napoli, la stessa disciplina nell’Università Suor Orsola Benincasa. È pressoché impossibile dar conto della pluralità dei temi, degli approcci e delle analisi da lui affrontati e discussi nel corso della sua pluridecennale attività di studioso; temi che hanno spaziato dalla storia medievale a quella moderna, fino all’età contemporanea: e quindi storia politica e sociale, storia delle istituzioni, storia economica, storia religiosa, storia delle idee e della cultura, condizionamenti geografici e naturali, componenti socio-antropologiche. Un’opera enorme dipanatasi in centinaia e centinaia di pubblicazioni e attraversata da conoscenze e istanze culturali diverse, dallo storicismo italiano e tedesco al marxismo, dalla tradizione francese culminata nelle Annales alla cultura sociologica e antropologica del mondo anglo-sassone. Un caleidoscopio di interessi e di ricerche sempre sorretto e orientato, anche se in modo assolutamente critico e non pedissequo, dal grande pensiero di Benedetto Croce, per il quale tutta la realtà è un onnicomprensivo processo storico (tutto è storia e nient’altro che storia), che pervade la stessa struttura logica del pensiero umano, nel senso che ogni tipo di giudizio si determina alla fine sempre in un giudizio storico.
Volendo riassumere, molto schematicamente, il lascito storiografico di Galasso, possiamo dire che esso consiste senz’altro nel nesso, da lui giudicato inscindibile, fra coscienza storica ed etica civile, come appare evidente sia nei due saggi di Eugenio Di Rienzo (Benedetto Croce, gli “amici azionisti” e la “Perfida Albione” 1943-1944 e Galasso e gli storici italiani del Novecento,) sia nell’intervista rilasciata dallo stesso Galasso ad Aurelio Musi (Ragione e passione storica). Complessivamente, si ricava l’idea che per lo storico napoletano sia necessario desumere dal passato tutti gli insegnamenti possibili per orientarsi nel presente; qualcosa, però, che non ripete semplicemente la ciceroniana historia magistra vitae; tanto meno questa idea rientra nel dibattito, oggi ricorrente, dell’uso pubblico o politico della storia. Il nesso fra coscienza storica ed etica civile contempla, invece, una feconda e benefica circolarità dello spirito fra l’indagine storica e le insorgenze spirituali del proprio tempo, secondo il modulo crociano per cui la storia è sempre storia contemporanea, dato che ogni generazione rilegge il passato alla luce della propria contemporaneità. Ne consegue che la storiografia, per natura, non può che essere “revisionista”, se per revisionismo si intende il continuo esame dei giudizi precedenti a fronte delle nuove acquisizioni della ricerca. Poiché il presente muta – cioè mutano i valori, gli interessi, gli orientamenti culturali e politici – allora non può non mutare anche il giudizio storico.
La coscienza etico-civile non può che essere intessuta di conoscenza storica, ovvero della consapevolezza che la realtà odierna altro non è che una stratificazione che unisce il passato all’età vigente. Oggi questa consapevolezza emerge in modo prepotente nel problema dell’identità europea e dei sui rapporti con le varie identità nazionali, a cominciare naturalmente da quella italiana. L’Europa, ricorda Galasso, con i suoi ideali di libertà, di giustizia, di tolleranza, di diritti umani e civili, di democrazia, di sovranità, di autodeterminazione dei popoli, ha pervaso tutta la civiltà occidentale, la cui crisi attuale costituisce oggi il banco di prova su cui riflettere storiograficamente per una rinnovata coscienza etica e civile all’altezza dei tempi.
(Pubblicato il 16 febbraio 2019 © «il Giornale»)