di Salvatore Bottari
Nato a Riposto (CT) l’8 novembre 1927, Giuseppe Giarrizzo è stato uno dei protagonisti della cultura storica italiana del secondo Novecento. Accademico dei Lincei, era professore emerito di Storia moderna nell’Università di Catania, dove si era formato sotto la guida di Santo Mazzarino e in dialogo fecondo con Rosario Romeo, suo amico sin dagli anni dell’adolescenza. Aveva continuato i suoi studi nell’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli (1949-1950), in cui esercitavano il proprio magistero Federico Chabod e, sebbene più sporadicamente, lo stesso Benedetto Croce che lo aveva fondato. In quegli anni a Napoli, Giarrizzo conobbe e stabilì solidi rapporti umani e scientifici con Cinzio Violante, Valerio De Caprariis, Gennaro Sasso, Nicola Matteucci, Giuseppe Galasso, e altri giovani studiosi che sarebbero stati tra i protagonisti della vita intellettuale italiana nei decenni successivi. Dopo un’estate trascorsa a Parigi (1950), dove aveva seguito i corsi di Lucien Febvre e di André Piganiol, rinunciava al perfezionamento presso la Scuola Normale di Pisa, e iniziava una nuova proficua stagione di studi presso l’Istituto per l’Enciclopedia Italiana Treccani di Roma. Nel 1954 pubblicava la sua prima opera monografica “Edward Gibbon e la cultura europea del Settecento”. Seguiva un triennio di ricerche a Londra, Oxford, Edimburgo, Leida come research fellowship per la Rockfeller Foundation. Furono anni di rapporti intensi con alcune delle personalità più prestigiose della cultura dell’epoca, da Richard Henry Tawney a Frances Amelia Yates, Carlo Dionisotti, Arnaldo Momigliano, John Pocock. Nel 1957, tornava in Sicilia dove iniziava il suo lungo magistero insegnando Storia Moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, di cui sarebbe stato preside per trent’anni. I suoi lavori hanno aperto nuovi percorsi storiografici: dallo studio su David Hume alle ricerche sulla massoneria europea settecentesca fino a giungere ai fondamentali contributi sulla storia della Sicilia dal tardo Medioevo ai giorni nostri. In politica, ha militato nel Partito socialista italiano ed è stato vicesindaco di Catania. Al suo impegno di operatore culturale si deve il recupero del settecentesco Monastero dei Benedettini che è divenuto la sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, grazie all’opera di intelligente adattamento strutturale progettata da Giancarlo De Carlo. Con la scomparsa di Giarrizzo la Sicilia perde una delle voci più autorevoli e indipendenti; la cultura italiana e internazionale uno degli storici più brillanti e innovativi.
(Pubblicato il 29 novembre 2015 – © «La Gazzetta del Sud»)