di Luigi Mascheroni
Fra i più intricati grovigli&gliuommeri della bio-bibliografia gaddiana, la «fascistità» dell’Ingegnere è da tempo oggetto di appassionate discussioni giornalistiche e sottili disquisizioni filologiche: fu un fascista entusiasta poi pentitosi. No, fu un fascista opportunista e poi antifascista arrabbiato. No, fu un fascista anti-conformista e poi antifascista per convenienza… Assodato che Carlo Emilio Gadda (1893-1973) fu tesserato fascista della primissima ora e che dopo la caduta del Regime scrisse le pagine più divertenti e dissacranti sul «ducismo» di cui possa vantarsi la letteratura italiana, rimane ancora un bel pasticciaccio distinguere con esattezza quando e quanto fu egli fascista: da una parte c’è il giornalista che firmò fra il ’32 e il ’41 i pezzi inneggianti ai Littoriali e che ottenne sussidi dal Regime fino al ’42; e dall’altra c’è lo scrittore che ci ha lasciato il mirabilissimo e antifascistissimo Eros e Priapo, iniziato nel ’45 e dato alle stampe nel 1967, un anno prima della celebre intervista-confessione rilasciata a Dacia Maraini: «Solo nel ’34, con la guerra etiopica, ho capito veramente cos’era il fascismo e come mi ripugnasse».
Ora, sulla cognizione del fascismo gaddiano – questione spigolosissima ritenuta ancor oggi fastidiosa da certa stampa e dalle intelligenze progressiste – interviene a braccio teso il nuovo numero della rivista «I Quaderni dell’Ingegnere». Che, anche questa volta, offre ai golosi dell’opera gaddiana un ricco menù: aggiornamenti bibliografici, documenti rari e scritti inediti. Tra i quali due testi «apologetici» tratti da Il Quaderno di Buenos Aires, steso da Gadda tra il ’23 e il ’24, durante il suo soggiorno argentino: Il Fascismo in America e Il Fascismo senza dottrina. Due scritti che dicono molto su Gadda, poche volte così esplicitamente fascista. E ancora più importante, per lucidità e profondità critica, è il saggio di Guido Lucchini che fa da commento al Quaderno. Spazzando via capziosi e sterili distinguo, Lucchini spiega molto bene i rapporti dello scrittore milanese con il regime di Mussolini e la sua idea di fascismo. Poche pagine, chiarissime, che dovrebbero essere lette e recensite da coloro che preferiscono glissare sugli articoli del giovane Ingegnere in appoggio alla politica e alle istituzioni del Regime così come sui primi romanzi dello sperimentale scrittore grondanti apprezzamenti per l’audacia del Fascismo, sia movimento sia regime.
«L’antisocialismo e il fascismo del giovane Gadda – scrive Lucchini – sono dati irrefutabili, ormai largamente noti… Iscritto antemarcia al Pnf, nel 1921, Gadda, già nazionalista e ferocemente antigiolittiano, condivise del movimento senz’altro il culto della nazione e il militarismo, tipici dell’uomo d’ordine». Soprattutto, dopo aver ricordato un’antipaticissima pagina antisemita del ’25 tratta dal Racconto italiano e dato conto dell’«impressionante» celebrazione di Mussolini contenuta negli scritti propagandistici degli anni Trenta («Mai, forse, nella storia del mondo, si è verificata una figliazione tecnica così celere, diretta, e completa, come quella che il Duce prepara dall’Italia all’Etiopia», scrive Gadda su L’Ambrosiano nel giugno 1936), Lucchini mette un punto fermo nella prolissa e confusa discussione sul Gadda (anti)fascista. Per nulla vissuto passivamente o «narcissisticamente», e tanto meno elemento «accidentale» della sua vita e della sua opera, il fascismo di Gadda – conservatore e interventista – è al di sopra di ogni giustificazione: «Il disgusto per la dittatura – scrive Lucchini – è molto tardivo e comunque si limita all’invettiva contro i lati più grotteschi e beceri del regime e del suo fondatore, non ne critica mai gli aspetti sostanziali». Sciogliendo così, speriamo una volta per tutte, e i grovigli&gliuommeri dell’Ingegner fascista.
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Dal nuovo numero della rivista «I Quaderni dell’Ingegnere», pubblichiamo alcuni stralci dell’articolo (mai pubblicato) Il Fascismo in America scritto da Carlo Emilio Gadda tra il 1923 e il 1924.
Non si può dire che il fascismo abbia una buona stampa presso i quotidiani di Buenos Aires che escono in lingua italiana. Uno di questi, che rinuncio a nominare, rappresenta la costituzione morale e mentale dei bolscevichi locali, e compie a perfezione il suo dovere di rappresentante di essi. Il latrato e la contumelia sono espressioni nobilissime del sentire umano, qualora vengano comparate con la calunnia, la menzogna e la diffamazione. Ben volentieri quindi registreremmo, se lo potessimo, che l’accennato quotidiano si limita a latrare contro coloro che la pensano diversamente da lui.- Gli altri due e cioè «Il Giornale d’Italia» e «La Patria degli Italiani», hanno tenuto, dall’inizio del governo fascista, un diverso contegno. \ Riteniamo in generale che la «Patria» rispecchi lo stato d’animo della gran parte de’ suoi lettori, per cui la rivoluzione fascista non sembra rivestire quel carattere di «necessità» che ebbe per quanti di noi, reduci dalla guerra, abbiamo vissuto il triennio 19-22 in Italia. Diciassette mila kilometri sono pure qualche cosa anche se percorsi dagli All America Cables. Molti italiani di qui vedono nel fascismo un’imposizione audace di pochi: una costruzione politica di carattere effimero, che oggi domina la vita italiana con la novità e la potenza del suo atteggiamento, che domani rientrerà nel magazzino dei giochi pittoreschi e bizzarri con cui ha giocato la storia degli uomini.
A questa gente è conosciuta solo dalla lettura la tragica umiliazione dei reduci del 18, la gazzarra parolaia dei dominatori del 19 e del 20 che freschi d’impudenti energie, si accanirono contro le classi della volontà e del sacrificio, dello studio, dell’organizzazione, esauste dalle ferite morali e materiali incontrate nella guerra: è propriamente sconosciuta perciò la ribellione disperata e «necessaria» di queste classi contro tale dominio e contro le sue cause ideologiche. La ribellione prese il nome di fascismo ma la sua «necessità» è attenuata dalla distanza; non si sa bene perché ci sia, che cosa voglia, se la sua forza sarà duratura. I simboli e le categorie politiche dello scorso ventennio sussistono tuttavia nelle menti come espressioni della realtà odierna che viceversa s’è trasformata: lo stato, il liberalismo, le istituzioni patrie, la democrazia, il laicismo, il libero pensiero. Me lo salutate voi lo statuto quando agli ufficiali dell’esercito italiano si dava la caccia nelle vie di Milano? Quando il Comando del Corpo d’Armata di Milano era costretto a consegnare gli ufficiali reduci nelle caserme in occasione degli scioperi, perché la loro presenza «non provocasse» i bolscevichi?Il Fascismo chiede alla società civile di rivalutare serenamente, direi scientificamente, le questioni sociali poste sul tappeto da un settantennio di Storia Europea, e di cui le dottrine socialiste si erano fatto un monopolio di dissertazione con caratteri prevalentemente emotivi. Nato coi caratteri di un moto religioso e politico, con la forza di una rivoluzione sentimentale, pare avviarsi ad una profonda riesamina di tutti i fatti e di tutte le attività sociali per addivenire a conclusioni attivistiche circa la vita delle collettività nazionali e di queste nella collettività universale.- Se le sue energie non si esauriranno nelle diatribe di provincia, nei malumori individuali, nei piccoli fatti e nelle piccole quistioni paesane, esso è certamente destinato a recare un profondo rivolgimento nella vita del mondo.- Mi piace di notare per ora che, a parte la denigrazione fattane dalla stampa politica di parte contraria, il fascismo ha destato nell’opinione pubblica argentina e maggiori quotidiani argentini un interessamento che va al di là del semplice dovere professionale.
(Pubblicato il 26 settembre 2011- © «il Giornale»)