Un ricordo di Duccio Trombadori
Apprendo con dolore della scomparsa di Rosario Villari, caro amico e compagno di mio padre Antonello, eminente storico, intellettuale del socialismo e del movimento operaio italiano, che fu dirigente del PCI nelle rivolte contadine calabresi degli anni Cinquanta, convinto sostenitore della ‘autonomia’ del comunismo italiano dal sistema sovietico e attivo interprete della corrente ‘migliorista’ del PCI. Rosario aveva 93 anni. La morte lo ha colto nella sua casa di campagna a Cetona, dove si era ritirato e che tanto amava.
Era uomo di profonda cultura, i suoi studi sul ‘600 ne fanno fede quanto i testi di storia che licenziò a uso delle scuole superiori su cui hanno insistito varie generazioni di studenti italiani. Era uomo gentile e fermo nei suoi principi, aveva scelto una parte politica fin da giovane e le rimase fedele senza mai far mancare la sua parola di libera critica negli appuntamenti con le necessarie revisioni ideologiche e politiche. Legato com’era egli a mio padre Antonello, ho passato anni in compagnia di Rosario nelle trattorie di Campo de’ Fiori (prima tra tutte ‘la Carbonara’), a discutere di politica, delle sorti del PCI, dei pro e dei contro della politica ‘berlingueriana’, della apertura nei confronti del PSI di Craxi, e di altro ancora.
Con mio padre, e con Paolo Bufalini, altro autorevole e prestigioso dirigente del ‘vecchio PCI’, Rosario aveva un appuntamento quasi fisso, verso ora di cena. Talvolta li accompagnavamo noi più giovani ( io, Paolo Franchi, Giuliano Ferrara) e facevamo scuola ascoltando la loro intelligente dialettica. Poi ci fu l’89 e il cambiamento di nome del PCI. Mio padre, dopo avere per anni predicato in quasi solitario la riunificazione del PCI col PSI, non prese la tessera del PDS, il nuovo partito guidato da Occhetto. Credo che silenziosamente anche Rosario Villari gli andò dietro. Quando mio padre morì, pubblicai insieme a Paolo Franchi un suo Diario in pubblico, (1998) nel quale comparivano le lettere ‘non spedite’ agli amici Rosario Villari e Paolo Bufalini sul tema cruciali della libertà nel regime comunista con l’annuncio finale a sorpresa agli amici di una vita – da parte di mio padre – di avere deciso, con l’impegno di non renderlo pubblico, di destinare il suo mandato di elettore al PSI di Bettino Craxi.
Non so se Rosario Villari sia stato concorde con questa intenzione, né so se l’abbia contestata. So per certo che comprendeva fino in fondo le ragioni di mio padre e che, quando uscì il Diario in pubblico, da parte sua non vi furono smentite né tantomeno meno cenni critici. Volevo molto bene a Rosario, per il suo modo saggio e attento di affrontare i più delicati problemi storici e politici, e perché era anche uomo di profonda cultura artistica e musicale da cui c’era sempre da apprendere.